La critica cinematografica ha un enorme potere economico. Un giudizio su un quotidiano, anche quello di un anonimo su un giornale free press, può indirizzare in un senso o in un altro il destino di un film, decretandone il successo o il flop prima ancora che esca in sala. Un esempio eclatante é quello di “Seta”: un film di valore, tratto da un libro altrettanto bello, che però nemmeno i lettori di Baricco andarono a vedere, perché la critica unanime decise di tarpargli le ali. Bene, bravi, bis. Di recente questo é successo con un altro film, “Rabbit Hole.” La critica non l’ ha bocciato: le recensioni sono perlopiù positive, e il film ha addirittura ricevuto una nomination all’ Oscar. In questo caso l’ errore non é stato commesso nel valutare il film, ma nel riassumerne la trama. Tutti i critici hanno sottolineato unicamente il tema-base del film (due genitori che cercano di superare la perdita del figlio): così facendo lo hanno condannato al flop esattamente come se gli avessero assegnato una stella su 5, perché lo hanno presentato come un film depresso. Al contrario, non solo la trama é molto più ricca di quanto non appaia dalle varie recensioni, ma il film lancia un potente e benefico messaggio di speranza, che non trapela affatto da nessuna delle recensioni che ho letto. La superficialità con cui i critici si sono approcciati a questo film é stata fatale: al botteghino “Rabbit Hole” ha registrato degli incassi che sarebbero ridicoli per qualsiasi film, figuriamoci per uno nominato all’ Oscar e con Nicole Kidman nel cast. Ho scritto questo articolo per cercare, nel mio piccolo, di rimediare a questa ingiustizia, mettendo in luce la visione falsata che é stata data del film, e invitando i miei lettori a dargli una chance. Ma scrivendo l’ obiettivo principale é diventato un altro: quello di riflettere su come la critica si dimostri spesso invasiva e incapace di svolgere il proprio lavoro, incensando film mediocri e distruggendone altri splendidi. Purtroppo non possiamo nemmeno consolarci pensando che il pubblico può compensare questi errori di valutazione, perché, come dimostra il flop di “Seta”, il pubblico segue la critica come la pecora segue il pastore. Cito un grande critico cinematografico, Pino Farinotti:
Lo “spiegare” è diventata un pratica tanto invadente da soffocare il cinema. Su ogni titolo si avventano centinaia di “critici” che agiscono in altrettante sedi: quotidiani, magazine, testate specialistiche, molte gratuite, siti e sitini, emittenti e radio. Il cinema è consumato a priori. Quando arriva nelle sale è stato ormai disossato. Al pubblico non rimane che una carcassa. Nessun entusiasmo, nessuna sorpresa.
Sottoscrivo in pieno. E’ diventato impossibile andare al cinema come 20 anni fa, sapendo a malapena di cosa parlasse il film. Adesso, anche se tentassimo di informarci il meno possibile, ci basterebbe aprire un sito qualunque, anche non di cinema, per ricevere sul film in questione anche le informazioni più minimali ed irrilevanti. Certo, ci sono dei siti e dei blog di cinema che non “disossano” i film che recensiscono, così come ci sono dei film che resistono all’ assalto dei critici di cui parlava Farinotti: ad esempio, “Shutter Island” ha un finale a sorpresa, e nessun sito ha cercato di svelarlo, nemmeno lanciando dei messaggi subliminali che potessero in qualche modo “instradare” il lettore. Ma si tratta di casi isolati, di fortunate ed irripetibili casualità, di eccezioni che confermano la regola. Per fortuna esiste il modo per ribellarci all’ invasività dei media: leggere le recensioni solo dopo aver visto i film di cui parlano. In questo modo potremmo recuperare l’ incanto di una volta, quando andare al cinema era come scartare un regalo, e non come leggere un libro per la seconda volta. Chiudo con una domanda: sicuramente vi sarà capitato più di una volta di amare un film bistrattato dalla critica, o di maledire un giornalista che vi ha consigliato un film poi rivelatosi pessimo. Quali sono le vostre esperienze più clamorose in questo senso?
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Hallo! Io non leggo mai le recensioni prima di aver visto un film. Non mi fido affatto dei critici. Ci sono troppi interessi economici nella cinematografia odierna e proprio per questo spesso e volentieri il giudizio degli esperti non è nemmeno lontanamente simile a quello degli spettatori. Leggo la trama, questo sì, e cerco di giudicarlo visibile o non visibile da questo. Per quanto riguarda i blog dedicati al cinema non mi ci avvicino nemmeno. Alcuni sono troppo faziosi e certe critiche sono molto banali. A volte si ha l’impressione che nemmeno l’abbiano visto il film in questione. Mi piace di più leggere i commenti dello spettatore medio.
Mchan
Ps: pian pianino me li sto leggendo tutti i tuoi post 😉
E io lo apprezzo moltissimo! Ti ringrazio soprattutto per aver letto e commentato dei post che nessuno aveva mai commentato prima: ormai ero rassegnato all’ idea di averli scritti per niente. : )