All’interno di un alveare, tutte le api lavorano per l’ape regina: le costruiscono una cella più grande tutta per lei, e riservano a lei la parte più buona del miele (la cosiddetta pappa reale). Tuttavia, l’ape regina deve meritarsi questi privilegi: se si dimostra incapace di comandare l’alveare, a quel punto le api le fanno capire di aver scelto un’altra regina, cominciando a nutrire anche un’altra di loro con la pappa reale. Ovviamente l’ape regina vede come il fumo negli occhi la rivale che cerca di spodestarla, quindi tra le 2 si scatena un duello all’ultimo sangue: chi perde muore, chi vince diventa la leader incontrastata dell’alveare.
Tra gli uomini succede esattamente la stessa cosa. Può capitare che qualcuno venga scelto per ricoprire un ruolo di potere, ma questa persona non deve mai sentirsi arrivata: infatti se comincia a dare segni di squilibrio, a prendere decisioni scriteriate o a trattare male i suoi sottoposti, a quel punto questi ultimi si comporteranno come le api, scegliendo un nuovo leader e cospirando per farlo salire al potere. Queste dinamiche Winning Time le fa capire perfettamente.
Winning Time è una serie tv che si concentra su una delle squadre più forti di tutti i tempi: i Los Angeles Lakers degli anni 80. Se quella squadra è riuscita a entrare nella storia del basket, è stato grazie a una serie di personaggi davvero particolari: il presidente Jerry Buss, un visionario con un grande fiuto per gli affari e una mostruosa fame di vittoria; Magic Johnson, un giocatore pieno di talento e di energia; Kareem Abdul – Jabbar, che con la sua saggezza riusciva sempre a far capire ai suoi compagni qual era la cosa giusta da fare, sia dentro che fuori dal campo.
E poi ovviamente l’allenatore, Pat Riley. Quando Jerry Buss acquistò i Lakers l’allenatore era un altro (Jack McKinney), ma poi successe ciò che vi ho detto prima: Jack McKinney batté la testa in un incidente, a causa di questo perse la lucidità e cominciò a dare segni di squilibrio, inducendo l’intero ambiente dei Lakers a scaricarlo in favore di una nuova ape regina. La scelta cadde su Pat Riley: era un commentatore televisivo senza nessuna esperienza da allenatore, quindi sembrava una decisione molto azzardata, invece si rivelò un leader nato, grazie alla sua naturale capacità di creare un feeling unico con i suoi giocatori.
Oltre ai personaggi, un altro punto di forza di questa serie è l’adrenalina. In ogni singola partita si respira un’atmosfera epica, e quando si arriva a quelle più importanti le puntate diventano così avvincenti che ti sembra di essere in campo anche tu, a sudare insieme ai Lakers e a pregare che ogni loro tiro si infili nel canestro. E quando la partita va in pausa, tu vai avanti con il telecomando saltando l’esibizione delle cheerleaders, perché vuoi sapere il prima possibile come andrà a finire.
Come avrete capito, Winning Time è una serie corale, in cui viene dato spazio a tanti personaggi molto diversi tra loro. A seconda del proprio carattere, ogni spettatore tenderà ad identificarsi con un personaggio diverso, e quindi a seguire la storia da un diverso punto di vista: io mi sono identificato soprattutto con Kareem Abdul – Jabbar, perché mi ritrovo nella sua volontà di aiutare i suoi compagni, standogli accanto nei momenti difficili e dandogli dei consigli su come uscirne. Era un capitano perfetto per i Lakers, e la sua grandezza umana vi porterà a fare per lui un tifo smisurato. Riusciranno lui e i suoi compagni a vincere la NBA, o il loro resterà soltanto un sogno? Non posso dirvelo, naturalmente. Posso soltanto consigliarvi di vedere Winning Time: ne sarete deliziati.
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