Fino al 2006 la notte degli Oscar si svolgeva in un modo ben preciso: c’era un film che era piaciuto più di tutti gli altri, quindi quel film si prendeva quasi tutte le statuette e agli altri restavano soltanto le briciole.
Poi, appunto nel 2006, la notte degli Oscar andò in modo diverso. C’era un film che era piaciuto più di tutti gli altri (I segreti di Brokeback Mountain), ma i giurati dell’Academy, tradizionalmente piuttosto conservatori, proprio non ne volevano sapere di riempire d’oro un film che parlava di 2 cowboy gay. Così optarono per una soluzione innovativa: dare i 4 Oscar più “appariscenti” (miglior film, miglior regia, miglior attore e miglior attrice) a 4 film diversi, in maniera tale da non far risaltare nessun film rispetto ad un altro.
Quella che nel 2006 era un’innovazione con il tempo è diventata un’abitudine: se escludiamo il 2009 (anno in cui vinse tutto The Millionaire), l’Academy da allora ha sempre cercato di dare gli Oscar a più film possibile, evitando di premiarne solo uno e lasciare a bocca asciutta tutti gli altri. Questo anche perché nel frattempo è entrato in vigore il politicamente corretto, e quindi lasciare a zero premi un film ha cominciato a venire vista come una mossa offensiva (di questo passo diventerà offensivo anche dire Ciao senza aggiungere Come stai).
Poi è arrivato Everything everywhere all at once. Per la prima volta dai tempi di The Millionaire, un film ha fatto letteralmente impazzire sia il pubblico che la critica, e quest’amore è stato così travolgente da rivoluzionare le regole non scritte dell’Academy, facendola tornare al passato: come succedeva una volta, c’è stato un film pigliatutto che ha conquistato tutte le statuette più importanti, lasciando a zero dei film che pure erano piaciuti tantissimo alla critica (come Elvis, The Fabelmans e Gli spiriti dell’isola).
Di tutti gli Oscar che ha vinto, mi ha lasciato sbigottito in particolare quello a Michelle Yeoh, perché quando commentai le nomination ero sicuro al 100% che avrebbe vinto Ana de Armas. Non tanto per lei, quanto piuttosto perché era l’ultima possibilità per Hollywood di dare una sorta di Oscar indiretto e postumo al suo mito Marilyn Monroe. Tra l’altro, così come l’anno scorso l’Oscar di Will Smith è stato in bilico per la brutta faccenda dello schiaffo, quest’anno l’Oscar di Michelle Yeoh è in bilico per uno scandalo social: 4 giorni fa lei ha condiviso su Instagram un articolo che invitava a votare lei anziché Cate Blanchett, e così facendo ha violato l’articolo 11 dell’Academy, che vieta ai nominati di farsi promozione presentando il proprio film o la propria prestazione come migliori rispetto agli altri candidati. Forse la grazieranno perché le votazioni per gli Oscar si sono svolte tra il 2 e il 7 Marzo, e lei ha condiviso l’articolo su Instagram il 9, quando tutti i giurati dell’Academy avevano già espresso il loro voto.
Comunque vada a finire, questo è già il secondo anno di fila che un attore si rovina la festa da solo: mi dispiace per Will Smith e per Michelle Yeoh, l’Academy invece probabilmente si frega le mani, perché queste polemiche riaccendono l’attenzione attorno alla notte degli Oscar, che prima di questi incidenti aveva cominciato a venire seguita da sempre meno spettatori. Io invece non ho mai smesso di vederla in diretta e di commentarla, e non me ne sono mai pentito, neanche negli anni in cui hanno perso tutti quelli per cui tifavo. Anche quest’anno è andata così: tifavo per Brendan Gleeson e The Batman, e purtroppo sono rimasti entrambi a bocca asciutta.
E voi per chi tifavate? E cosa ne pensate di queste folli premiazioni?
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